La ricerca delle innovazioni scardinanti deve essere un processo continuativo

In questi giorni Sermetra holding ha presentato il piano industriale per i prossimi 3 anni.

Le proposte innovative e di valore che sono state annunciate, mi hanno ricordato questo mio vecchio cruccio: L’innovazione è un processo continuativo.

L’idea è stata liberamente ispirata da un libro sull’introduzione delle innovazioni scardinanti (oggi si direbbe disruptive):
https://www.amazon.it/dilemma-dellinnovatore-soluzione-mantenere-innovativi/dp/8845301001

Oltre al principio sacrosanto di cercare l’innovazione scardinante “quando ancora non ti serve”: Se il tuo businness oggi è in crescita (purtroppo) non sarà per sempre così;
introduce un’altro principio che io trovo assolutamente condivisibile: “La ricerca dell’innovazione scardinante non può essere una-tantum ma deve essere un processo continuativo”.

Il libro suggerisce di creare team snelli ed eterogenei per quanto riguarda le competenze (informatici, legali, artisti, sognatori, ecc.) e metterli in condizione di fare queste 2 cose:

  • Raccogliere idee scardinanti dai dipendenti/clienti/collaboratori dell’impresa
  • Proporre idee scardinanti al CDA a getto continuo

Poi il CDA dovrebbe affidare la/le idee più promettenti alle persone giuste per provare a rendere redditizia questa innovazione.

In passato ho avuto l’opportunità di partecipare in prima persona a uno di questi gruppi, ma poi è mancato il principio della “continuità”.

Non possiamo pensare che le innovazioni che abbiamo selezionato siano di sicuro successo e non possiamo metterci alla ricerca di nuove innovazioni solo quando ne sentiremo l’esigenza.

In pratica, secondo me è necessario:

  • Scegliere 3-4 persone all’interno della struttura (nel senso che ricevono già uno stipendio)
  • Ufficializzare il loro ruolo agli occhi dei dipendenti (devono sapere a chi inoltrare le loro idee)
  • Prevedere degli incontri (anche on-line) dove queste idee vengono riversate al CDA
  • Prevedere un piccolo budget per la partecipazioni ad eventi reali o sul web (competizioni di start-up, webinary, acquisto testi, ecc.)

Questo è quanto.

Seppelliti i social cosa ci rimane?

Mi rifaccio a questo articolo: Confessioni sui social di un marketer disilluso

https://www.forbes.it/sites/it/2018/09/13/confessioni-sui-social-di-un-marketer-disilluso/#4e5910cf3185

che, come di consueto per i più pigri, semplifico in un maleducato e personale riassunto.

Il buon Gianluca Diegoli ripercorre l’esperienza di molte imprese partendo da quando il web è diventato 2.0:

La community … doveva essere il perno delle attività. Le aziende poi dovevano “diventare publisher”, perché content is king. Ma ancora prima, dovevano aprire un blog.

Cosa che anche i consulenti automobilistici “più avanti” hanno fatto. La pubblicazione di notizie e news, da attività quasi giornaliera è diventata “appena ho due minuti” per finire a non essere più fatta.

Poi vennero i social, e la conseguente privatizzazione della conversazione: le aziende spostarono l’attenzione dai morenti blog aziendali e dalle languenti community alle pagine Facebook, in cui era più facile entrare in contatto con il consumatore connesso. Fu bellissimo illudersi di avere dei fan

Ancora oggi, molti consulenti non hanno neppure una pagina, utilizzano ancora un profilo personale.

Quelli che hanno la pagina dell’agenzia purtroppo possono contare numerosi colleghi-fan ma pochissimi clienti-fan 🙁

Le conversazioni delle community proprietarie si sono presto inaridite, e solo una su mille è risultata (Kpi alla mano) davvero utile al business … In tutti gli altri casi sono stati i venditori di setacci – e non i cercatori d’oro – a guadagnare: agenzie social e fornitori di piattaforme milionarie, su tutti.

E qui stendo un velo pietoso sull’attività Facebook di Sermetra. Certamente non sono state le agenzie socie a guadagnarci, ma purtroppo neppure la nostra società 🙁

Il contenuto sarà anche re, si diceva, ma il re è nudo: il branded content … è affogato in un mare di contenuti in cui nemmeno i publisher professionisti sembrano davvero aver capito come galleggiare. L’offerta di contenuti (mediocri) ha da tempo superato la domanda.


Il dramma della presenza aziendale su Facebook, a sua volta, coincide con il crollo del reach organico (dovuto a maggiori contenuti e alla concorrenza dei contenuti personali). La verità è che ci sono pochissimi brand che le persone desiderano davvero nel loro feed, nello spazio riservato agli “amici”.

E qui probabilmente una domanda dobbiamo farcela… è ancora pensabile produrre contenuti in-house senza avere personale specificatamente formato per questo? Io credo di no.

D’altra parte, le aziende non sembrano in buona sostanza aver poi sofferto troppo della mancanza di “conversazione”: hanno continuato a vendere semplicemente prodotti facendo pubblicità (magari diversa, più “umana”). Le persone hanno continuato a scegliere — in modo molto più informato — il prodotto con un rapporto qualità/prezzo sufficiente. Cosa dobbiamo farci, ora, con tutti quei canali social?

In questi ragionamenti, un po’ estremi ma certamente condivisibili, possiamo aggiungere anche la moda delle app.

Il Play Store contiene milioni di app anche se, mediamente, in Italia se ne utilizzano 9 (e usiamo tutti le stesse).

Ciononostante le imprese continuano giornalmente a pagare sviluppatori in grado di realizzare un app, uguale a centinaia di altre, ma con il proprio brand. E qui purtroppo stendiamo un altro velo pietoso sull’app MySermetra.

Ma torniamo alla domanda nel titolo del post, quindi se abbandoniamo anche i social cosa ci rimane?

Io credo che ci sono alcuni cavalli da battaglia da seguire, non nuovi, ma proprio per questo che ci danno maggiori garanzie:

1) I contenuti utili

Con quelli di intrattenimento non saremo più in grado di emergere, ma ci sono domande alle quali solo noi sappiamo rispondere. Vedi: https://www.easysta.it/i-video-istruttivi-fanno-bene-alla-brand-identity/

2) La ricerca di Google (e degli altri)

La ricerca organica e a pagamento risponde alla nostra prima e più importante esigenza: Portare nuovi clienti in agenzia proprio nel momento in cui hanno bisogno di noi. Vedi: https://www.easysta.it/s-adwords/

3) I dispositivi mobili

Insieme a tutto l’intrattenimento (vedi DAZN) anche tutte le altre attività si sposteranno progressivamente sull’unico dispositivo personale che può mostrarci un tasto per comprare, confermare, firmare ecc.

4) Le chat per conversare con i clienti-fan

Ma solo quelle che i clienti già hanno sul proprio smartphone, e in Italia non c’è scelta. Vedi: https://www.easysta.it/whatsapp-business-per-lagenzia-di-pratiche-auto/

Grazie dell’attenzione.

Roberto Pedrocchi

Easy può convincerti

La mente di Easy

Riprendo i concetti espressi nel post “Dobbiamo dirlo noi!”
https://www.easysta.it/dobbiamo-dirlo-noi/

e porto un esempio di applicazione del

Principio del tunnel
Usare la tecnologia informatica per guidare gli utenti in un procedimento o in un’esperienza offre la possibilità di persuadere lungo il cammino.

Può una chat influire sulle scelte delle persone?
C’è un solo modo per scoprirlo, parla con Easy e raccontami se ti ha convinto!
(La trovi nel menu)

Serchain, la casa virtuale dei veicoli

Chain

Mi rifaccio a questo articolo:
https://www.economyup.it/blog/la-sharing-economy-ha-fallito-la-blockchain-puo-salvarla/
per rappresentarvi, come di consueto un possibile scenario.

Ma iniziamo con un maleducato taglio del testo per evidenziare gli aspetti che più ci interessano.

Marco Ottolini immagina una piattaforma distribuita dove i possessori di appartamenti possono pubblicare il proprio annuncio di affitto/vendita.

Per esempio, potrebbe presto esistere una nuova entità, probabilmente sostenuta al lancio da una ICO, che metta a disposizione un sistema, basato su Blockchain, del tutto analogo, in termini di funzionalità, ad AirBnb. Chi volesse affittare la propria casa dovrebbe registrarsi e poi inserire i dati dell’alloggio e le foto. Per semplicità diciamo che sarebbero generati due Smart Contract nella Blockchain, uno relativo alla persona e l’altro all’alloggio, in relazione tra di loro. La prima differenza è che i dati non sarebbero mantenuti in un database centrale ma sarebbero “distribuiti” nella Blockchain e sarebbero di proprietà di chi li ha inseriti.

Quando un utente deciderà di affittare l’appartamento non dovrà far altro che prenotare inviando i soldi allo Smart Contract che rappresenta l’alloggio. Questo modificherà il suo stato e impedirà che altri possano prenotare per lo stesso periodo.

Vengono affrontati quindi i vantaggi di questa piattaforma (dApp):

I vantaggi, oltre che in termini di costi e di proprietà dei dati, si hanno dal disaccoppiamento tra chi distribuisce e chi eroga il servizio. Tornando all’esempio di AirBnb, in questo momento se un proprietario vuole distribuire il proprio appartamento su più piattaforme deve registrarsi più volte, copiare più volte descrizioni e foto e soprattutto gestire eventuali doppie prenotazioni. Ipotizzando invece di impiegare una dApp (app decentralizzata, che per funzionare non hanno necessità di un soggetto che le amministri e le gestisca), il proprietario farebbe un’unica registrazione e sarebbero poi AirBnb, Tripadvisor e gli altri ad accedere ai suoi dati, impedendo intrinsecamente doppie prenotazioni.

Arriviamo quindi al nostro scenario e sostituiamo l’appartamento con un veicolo.

Mario vuole vendere la sua auto, sa bene che l’80% delle persone, cercano e trovano il loro veicolo ideale attraverso le varie piattaforme di vendita (Autoscout, Subito.it, ecc.).
Potrebbe registrare il suo annuncio su tutte le piattaforme oppure potrebbe utilizzare una dApp gratuita messa a disposizione da Serchain.

Mario ha capito che, con questa dApp, avrà sempre il pieno controllo dei dati, suoi e del veicolo, ma che potrà, in ogni momento sospendere o riattivare l’annuncio.

Ha anche scoperto che il proprio meccanico è in grado di applicare, al suo veicolo virtuale, tutte le certificazioni dei controlli effettuati, compresi gli interventi di manutenzione programmata.

Anche la sua agenzia Sportello Telematico dell’Automobilista è in grado di certificare l’effettiva normativa EURO del suo veicolo e una volta trovato l’acquirente potrà creare uno smart contract (atto di vendita), valido a tutti gli effetti.

Quindi chi svilupperà questa piattaforma avrà un reale vantaggio?
Se vogliamo credere che “il dato” perderà gradualmente la sua capacità di generare valore in quanto tornerà nel pieno controllo del proprietario, l’unico modo per guadagnare sarà attraverso il controllo della piattaforma che veicola questi dati.
O almeno bisogna essere tra i primi a sperimentare per comprenderne le reali potenzialità.

E secondo te quanto sarà importante sviluppare, per primi, questa piattaforma?

Migrazione del gestionale: 3 errori da evitare per non trasformarlo in un disastro

Dal primo PC entrato nella mia agenzia (Olivetti M44) mi sono sempre occupato io della migrazione da un gestionale all’altro.
Da mia esperienza è una delle attività più impattanti nella tranquilla routine 😉 di un’agenzia e quella che si tende maggiormente a procrastinare.

Ma come tutte le cose, prima o poi vanno affrontate (e sconfitte), ma non prima di aver letto i 3 errori da evitare.

Primo errore: Utilizzare l’Olivetti M44
Ogni nuovo software viene sviluppato (scritto e testato) su PC moderni.
Non credete ai requisiti tecnici minimi, se volete risparmiarvi un disastro, insieme al vecchio software, abbandonate anche il vecchio PC.

Secondo errore: Installare il nuovo software e… e basta
La maggior parte delle software house ci permettono di installare il nuovo software per un periodo di prova gratuito (normalmente 30gg).
Quello che non devete fare è lasciarlo inutilizzato sul vostro PC. Purtroppo questo periodo di inattività non gli servirà per acclimatarsi ne tanto meno per imparare a lavorare da solo!
Stressate la software house affinché vi conceda un periodo di prova consistente, ma sfruttatelo adeguatamente!

Terzo errore: Prenotare la migrazione insieme al veglione di capodanno
Il mese di gennaio sembra essere l’unico mese adatto per cambiare il gestionale (subito dopo la dieta e l’iscrizione in palestra).
“Arriviamo fino a fine anno e poi cominciamo con quello nuovo!” Perché???
Se c’è un periodo dell’anno già ricco di scadenze e impegni è proprio fine anno. Non ha senso metterci un altro carico da novanta.
Scegliete un mese tranquillo dal punto di vista lavorativo, anzi il più tranquillo (mentre per il veglione non avete scelta 😉

Infine un piccolo aiuto musicale da ascoltare a palla per tutti i primi 15gg:

Consigli di programma

Il prossimo 21/04/2018 saremo chiamati a rinnovare (o confermare) gli amministratori di Sermetra società consortile.
Nell’ottica di contribuire alla crescita della società e dei soci, voglio consegnare simbolicamente queste proposte alla lista che vincerà le elezioni.

Pubblicità comparativa
Riempire di significato la parola “Sermetra” adottando lo strumento della pubblicità comparativa:
https://www.easysta.it/sermetra-come-aci-di-aci/

Prima di raccontare “come” facciamo una cosa è necessario che le persone sappiano “cosa” facciamo e oggi l’abbinamento “Sermetra=Pratiche_auto” non è ancora abbastanza conosciuto.

La proposta è di spostare la nostra comunicazione verso una comparazione con ACI.

Percorso digitale (ricerca/contenuto/socio/pagamento)
Ogni conversione deve essere misurata altrimenti stiamo navigando al buio:
https://www.easysta.it/s-adwords/

E’ necessario sfruttare la caratteristiche del marketing on-line che ci permette di misurare costantemente i dati.
Questo ci permette di intervenire, con un processo continuativo, sulle singole attività al fine di ottimizzarle o, eventualmente, abbandonarle.

La proposta è di rendere misurabili tutte le nuove attività di Sermetra e progressivamente quelle già esistenti.

Car sharing
Il car sharing è il nuovo mercato:
https://www.easysta.it/il-car-sharing-e-unopportunita-persa/

La concorrenza sempre più agguerrita tra le imprese di noleggio le obbligherà a differenziarsi sulla modalità di business e il primo che saprà trarre beneficio da una rete “reale” e diffusa come la nostra potrà averne un vantaggio considerevole.
Inoltre ci sono forme alternative di condivisione ancora tutte da esplorare (Car pooling e Peer to peer).

La proposta è di stringere accordi di collaborazione con una o più imprese di noleggio e di sviluppare/sperimentare altre forme di condivisione del veicolo.

Open Innovation
Mettere le basi per un’innovazione continuativa:
https://www.easysta.it/linnovazione-e-un-processo-continuativo/

Le innovazioni scardinanti arrivano dai dipendenti/soci ma solo se sono correttamente interessati/sollecitati.

La proposta è di creare un concorso di idee, aperto ai dipendenti e soci di Sermetra e cercare l’innovazione anche attraverso collaborazioni con incubatori di start-up e l’associazione PAsocial.

I video istruttivi fanno bene alla brand identity

Mi rifaccio a questo articolo, “Perché affidarsi ai contenuti istruttivi nel 2018”:
https://www.thinkwithgoogle.com/intl/it-it/canali-pubblicitari/video/contenuti-istruttivi-youtube/

per evidenziare che, l’utilizzo dei video su YouTube per diffondere contenuti istruttivi, non solo è apprezzato dagli utenti ma contribuisce ad accrescere la considerazione del brand.

“Da una ricerca recente è emerso che i video istruttivi attirano più attenzione di qualsiasi altra categoria di contenuti, inclusi clip musicali e giochi.”

I brand, in passato, si erano limitati a interrompere l’esperienza dell’utente attraverso la visualizzazione di banner, prima o durate, la visione del video.
Bombardati da innumerevoli spot siamo (noi consumatori) ormai immuni da questi messaggi e li lasciamo passare senza porvi alcuna attenzione.
L’unica cosa a cui pensiamo è: “Ma quanto cavolo ci mette a uscire il tasto <<Salta annuncio>>?”

Ecco che la possibile soluzione è realizzare direttamente il video, raccontare al cliente come si fa proprio quella specifica cosa, ma con le modalità e lo stilo che ti è proprio.
Così il brand raggiunge un doppio obbiettivo, da una parte cattura nuovi contatti e dall’altro costruisce una solida brand identity.

L’innovazione è un processo continuativo

In questi giorni stavo leggendo un libro sull’introduzione delle innovazioni scardinanti (oggi si direbbe disruptive):
https://www.amazon.it/dilemma-dellinnovatore-soluzione-mantenere-innovativi/dp/8845301001

Oltre al principio sacrosanto di cercare l’innovazione scardinante “quando ancora non ti serve”: Se il tuo businness oggi è in crescita (purtroppo) non sarà per sempre così; introduce un altro principio che io trovo assolutamente condivisibile:

“La ricerca dell’innovazione scardinante non può essere una-tantum ma deve essere un processo continuativo”.

Il libro suggerisce di creare team snelli ed eterogenei per quanto riguarda le competenze (informatici, legali, artisti, sognatori, ecc.) e metterli in condizione di fare queste 2 cose:

  • Raccogliere idee scardinanti dai dipendenti/clienti/collaboratori dell’impresa (per noi anche soci)
  • Proporre idee scardinanti al CDA a getto continuo

Poi il CDA dovrebbe affidare la/le idee più promettenti alle persone giuste per provare a rendere redditizia questa innovazione.

Anche le iniziative meglio riuscite possono rivelarsi un buco nell’acqua se mancano del principio della “continuità”.
Non possiamo pensare che le innovazioni che abbiamo individuato siano di sicuro successo e non possiamo metterci alla ricerca di nuove innovazioni solo quando ne sentiremo l’esigenza.

Anche FS ritiene strategico sviluppare sistemi che possano convogliare le idee dei dipendenti:
https://www.economyup.it/trasporti/ferrovie-dello-stato-5-modi-in-cui-un-big-della-mobilita-gestisce-linnovazione/?wx_member=586a542c0cf25733f20874a2&wx_email=0a5fc3ad-f8c0-486d-a19b-d4648e853e62&wx_newsletter=d9642ede-c25c-40eb-96cf-5689d5e4114c&utm_medium=email&utm_source=Econonomyup_NL_20171015&utm_campaign=Econonomyup_NL_20171015

“Proprio all’interno dell’iniziativa Innovation Governance la Direzione Innovazione e Sistemi Informativi, insieme alla Direzione Risorse Umane, ha lanciato un progetto di Knowledge Management, che consiste nella raccolta, attraverso una piazza virtuale, di tutte le idee, progetti e novità dai dipendenti del Gruppo.”

In pratica, secondo me, bisognerebbe:

  • Scegliere 3-4 persone all’interno della struttura (nel senso che ricevono già uno stipendio)
  • Ufficializzare il loro ruolo agli occhi dei dipendenti (devono sapere a chi inoltrare le loro idee)
  • Prevedere degli incontri (anche on-line) dove queste idee vengono riversate al CDA
  • Prevedere un piccolo budget per la partecipazioni ad eventi reali o sul web (premi, competizioni di start-up, webinary, acquisto testi, ecc.)

E tu sei pronto a presentarci la tua idea scardinante?

Omnicanale che?

Cominciamo da una definizione:
Il cliente ingaggia il brand utilizzando più e diverse modalità.

Nel nostro caso (agenzie/autoscuole) potrebbe venire incuriosito dallo spot radiofonico o da un banner su Autoscout. Poi potrebbe trovarci attraverso una ricerca su Google con parole specifiche oppure potrebbe cercare il nome del brand. Infine potrebbe chiamare direttamente l’agenzia attraverso il numero che ha visto sul giornale di quartiere.

Omnicanalità significa unificare tutti questi punti di contatto al fine di ricostruire un’immagine unica, veritiera e realistica del cliente.

L’ Osservatorio Omnichannel Customer Experience della School of Management del Politecnico di Milano ha voluto capire quanto le imprese abbiano compreso e applicato questo approccio al cliente:
https://www.zerounoweb.it/mobility/omnicanalita-tecnologie-e-processi-per-assicurare-continuita-al-rapporto-impresa-cliente/

A me preme però evidenziare un aspetto della questione. Nel post si può leggere:

“È arrivato il momento in cui l’azienda, proprio per assicurare un’esperienza fluida tra i canali di contatto, deve abbattere i silos interni e condividere i dati”.

E ancora:

“Raccogliere tutti i dati presenti in azienda (provenienti dall’ERP, dal CRM da tutti i sistemi IT) e unirli a quelli che arrivano dai negozi (dai sistemi di cassa per esempio), dalle mobile app, dai partner di filiera: insomma, mettere a fattor comune tutte le possibili informazioni strutturate o destrutturate e farle dialogare tra loro è il primo, fondamentale, aspetto su cui si deve basare un approccio omnicanale.”

Bene, ma noi (Sermetrini) non siamo un’azienda!
Vero, ma nulla ci vieta di comportarci come un’unica azienda.

Io credo che sia necessario prendere coscienza che nessuna agenzia/autoscuola può ragionevolmente pensare, da sola, di mettere a leva le moderne tecnologie di engagement sia per la mancanza di personale specificatamente formato sia per gli elevati costi da affrontare.

Al contrario, un progetto unico e condiviso, che sia in grado di creare valore vero e misurabile per noi soci, può permetterci di realizzare soluzioni performanti in grado di farci primeggiare su chiunque altro (ACI compreso).

Sullo stesso argomento, qualche tempo fa, postavo “George e la mutualità”:
https://www.easysta.it/george-e-la-mutualita/

“Mutualità e condivisione” sono parole ancora dannatamente attuali.

 

S-AdWords


Google AdWords si vanta di permette alle imprese di tutte le dimensioni, comprese le microimprese (come le nostre), di raggiungere potenzialmente qualsiasi cliente.
Il funzionamento, lato cliente, è molto semplice e tutti l’hanno visto in funzione: Faccio una ricerca su Google e compaiono, oltre ai risultati organici anche quelli a pagamento.

Cerchiamo però di entrare più in profondità per quel che riguarda il lato impresa.

Se il mio messaggio è: “Vieni nella mia agenzia perché sono il più bravo” difficilmente qualcuno perderà tempo per verificare se è vero.
Il messaggio deve essere utile al nostro ricercatore: “Come si compila l’atto di vendita di un auto?”. Ecco qui certamente avremo qualche click.

A questo punto però devo realizzare una risorsa che risponda alla domanda e oggi il formato più in voga è il video.

Il cliente arriva sul sito e ho l’occasione per convincerlo che sono il più bravo e gli chiedo di comunicarmi la sua Email o il numero di cellulare.
Quanti mi daranno i propri dati? Pochi o nessuno, ancora non basta.

Devo convincerlo che può ricevere un’altra risorsa molto utile in cambio dei suoi dati (Le 10 cose che devi assolutamente sapere prima di comprare un auto?).
A questo punto ottengo l’indirizzo Email e posso spiegargli in dettaglio il mio servizio e magari gli mando anche uno sconto valido solo per lui.

Peccato però che il venditore sia stato convinto dal cugino che l‘agenzia ACI, della città vicina, sia molto più economica e che la segretaria è molto più carina. Andranno li.

Ricapitolando, abbiamo speso soldi per:

  • Google AdWords
  • La landing-page del primo contenuto
  • La realizzazione del video su come si compila un atto di vendita
  • La realizzazione del secondo contenuto
  • Gli strumenti di registrazione del lead e di invio del contenuto (marketing automation)

E nonostante abbia fatto tutto bene ci sono altri fattori che non posso controllare (la distanza, le amicizie, le convinzioni errate…).

Quindi dobbiamo lasciare perdere?
No, però dobbiamo rendere molto più efficiente tutto l’ambaradan.

E’ necessario che il costo di realizzazione dei contenuti sia unico per tutte le agenzie (Sermetra?).
Anche il motore di raccolta e analisi dei lead dovrebbe essere unico e le agenzie dovrebbero essere chiamate a pagare esclusivamente le conversioni (i clienti che sono effettivamente giunti in agenzia).

Naturalmente il costo per l’agenzia dovrebbe essere proporzionale all’entità dei ricavi previsti per quel servizio. I servizi a margine zero dovrebbero essere spinti solo da una buona attività di SEO.