La blockchain protagonista anche della politica associativa

Sabato scorso, in occasione del Consiglio nazionale UNASCA, Yvonne Guarniero, nel suo intervento, ha parlato anche di blockchain e delle possibili implicazioni sulla nostra categoria.

Anche in questa occasione, la Segreteria nazionale, ha confermato la volontà di non subire passivamente le novità, ma al contrario, di anticiparne lo studio delle possibili implicazioni sulle nostre attività.

Per quanto ci riguarda, l’applicazione di questa tecnologia, che più dovrebbe interessarci, è quella che permette la creazione di smart contract.

Visto che in passato avevo già affrontato questo argomento, approfitto del momento per riproporre alcuni contenuti

1 Un video che spiega come funziona uno smart contract.

Interessante il fatto che la tecnologia elimina il soggetto centrale (quello che forniva garanzie all’evento), mentre resta sempre necessaria la figura di un intermediario che predispone il contratto costruendolo sulle necessità delle parti.

2 Smart Contracts al posto degli atti di vendita?

Lo scenario nel quale uno smart-contract esegue una serie di attività, senza l’intervento dell’uomo.

Una possibile sperimentazione è immediatamente applicabile ai ciclomotori (per i quali non necessità un atto di vendita) oppure al nuovo fenomeno delle biciclette elettriche.

3 Serchain, la casa virtuale dei veicoli

Una piattaforma dove i dati non sarebbero mantenuti in un database centrale ma sarebbero “distribuiti” nella blockchain restando di proprietà di chi li ha inseriti.

Grazie dell’attenzione

L’innovazione è un processo continuativo

In questi giorni stavo leggendo un libro sull’introduzione delle innovazioni scardinanti (oggi si direbbe disruptive):
https://www.amazon.it/dilemma-dellinnovatore-soluzione-mantenere-innovativi/dp/8845301001

Oltre al principio sacrosanto di cercare l’innovazione scardinante “quando ancora non ti serve”: Se il tuo businness oggi è in crescita (purtroppo) non sarà per sempre così; introduce un altro principio che io trovo assolutamente condivisibile:

“La ricerca dell’innovazione scardinante non può essere una-tantum ma deve essere un processo continuativo”.

Il libro suggerisce di creare team snelli ed eterogenei per quanto riguarda le competenze (informatici, legali, artisti, sognatori, ecc.) e metterli in condizione di fare queste 2 cose:

  • Raccogliere idee scardinanti dai dipendenti/clienti/collaboratori dell’impresa (per noi anche soci)
  • Proporre idee scardinanti al CDA a getto continuo

Poi il CDA dovrebbe affidare la/le idee più promettenti alle persone giuste per provare a rendere redditizia questa innovazione.

Anche le iniziative meglio riuscite possono rivelarsi un buco nell’acqua se mancano del principio della “continuità”.
Non possiamo pensare che le innovazioni che abbiamo individuato siano di sicuro successo e non possiamo metterci alla ricerca di nuove innovazioni solo quando ne sentiremo l’esigenza.

Anche FS ritiene strategico sviluppare sistemi che possano convogliare le idee dei dipendenti:
https://www.economyup.it/trasporti/ferrovie-dello-stato-5-modi-in-cui-un-big-della-mobilita-gestisce-linnovazione/?wx_member=586a542c0cf25733f20874a2&wx_email=0a5fc3ad-f8c0-486d-a19b-d4648e853e62&wx_newsletter=d9642ede-c25c-40eb-96cf-5689d5e4114c&utm_medium=email&utm_source=Econonomyup_NL_20171015&utm_campaign=Econonomyup_NL_20171015

“Proprio all’interno dell’iniziativa Innovation Governance la Direzione Innovazione e Sistemi Informativi, insieme alla Direzione Risorse Umane, ha lanciato un progetto di Knowledge Management, che consiste nella raccolta, attraverso una piazza virtuale, di tutte le idee, progetti e novità dai dipendenti del Gruppo.”

In pratica, secondo me, bisognerebbe:

  • Scegliere 3-4 persone all’interno della struttura (nel senso che ricevono già uno stipendio)
  • Ufficializzare il loro ruolo agli occhi dei dipendenti (devono sapere a chi inoltrare le loro idee)
  • Prevedere degli incontri (anche on-line) dove queste idee vengono riversate al CDA
  • Prevedere un piccolo budget per la partecipazioni ad eventi reali o sul web (premi, competizioni di start-up, webinary, acquisto testi, ecc.)

E tu sei pronto a presentarci la tua idea scardinante?

Il car sharing è un’opportunità persa?

In passato ho potuto partecipare, per conto di UNASCA, all’Assemblea Pubblica ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici):
http://www.aniasa.it/

In quell’occasione ho sviluppato alcune considerazione che voglio condividere con te.

Il car sharing è il nuovo mercato
Il numero di utenti che utilizzano il car sharing, nelle sue diverse forme, è in continua crescita, così come il numero di km percorsi.
Questo determina che una buona percentuale di autenti, dal 7 al 10%, ha dichiarato di aver rinunciato all’acquisto della seconda auto; mentre il 2 – 5% ha addirittura venduto l’auto.

Mi rendo conto che questi sono fenomeni molto visibili nelle grandi città, mentre sono quasi sconosciuti nelle piccole città di provincia.
Ma quello che più mi preoccupa è che, questo mondo in pieno fermento, ci stia “scivolando sotto” senza che si riesca a ritagliarci il nostro ruolo.

I dati ci dicono che l’adesione on-line alle varie compagnie (Car2Go, DriveNow, Enjoy ecc) è in continua crescita, quindi l’utilizzo di una rete come la nostra sembra non possa interessarli.
Eppure la concorrenza sempre più agguerrita le obbligherà a differenziarsi sulla modalità di business e il primo che saprà tranne beneficio da una rete “reale” e diffusa come la nostra potrà averne un vantaggio considerevole.

Infine non dobbiamo scordarci che il Car pooling e il Peer to peer che sono scenari ancora (quasi) inesplorati, quindi aperti a iniziative dirette da parte nostra.

Secondo te che ruolo possiamo ritagliarci nel car sharing?

Mad Max e il tergicristallo

Questo post è stato pubblicato per la prima volta sul forum-studi di UNASCA il 19/05/2015.

Le pratiche auto sono interessanti?
Quanto può stuzzicarci un collaudo ADR?
La circolazione con una targa prova non ci fa dormire la notte?

Io credo che le pratiche auto siano dannatamente noiose e interessano (purtroppo) solo a noi.

Invece l’oggetto delle pratiche auto è assolutamente interessante. Pensiamo alle auto protagoniste nel cinema (qui il trailer di MAD MAX 2015):
https://www.youtube.com/watch?v=KELy4064dHw

Per non parlare poi dei veicoli d’epoca, capaci di muovere folle di appassionati.

Ma pensiamo anche a quali passioni e interessi sono legati allo scopo di utilizzare un veicolo: Il viaggio, la fotografia, la scoperta!

Perché vi dico questo?
Prendo in mano l’ultimo numero de Il Tergicristallo, bello, bellissimo, c’è anche la versione digitale ed il sito di appoggio. Ma poi penso “Perché ci auto-raccontiamo queste storie?”.
Noi siamo i protagonisti, gli autori ed i lettori della rivista 🙁

Allora butto lì una proposta: Perché Il Tergicristallo non può diventare la voce di Sermetra?
E ancora: E’ possibile affermare l’identità di un brand senza comunicare con i propri clienti?

Io vedo una rivista (solo digitale) che raccoglie articoli, recensioni, interviste sulle passioni delle persone.
Che sia distribuibile ai nostri cliente e che al proprio interno abbia tutti gli strumenti per essere condivisa con amici e conoscenti.

Al contrario di oggi, dove Sermetra compra una pagina de Il Tergicristallo per fare pubblicità, vedo UNASCA che fa politica su una rivista (scritta per i clienti) che afferma il nostro brand attraverso una linea editoriale giovani e moderna.