Mi rifaccio a questo articolo: Confessioni sui social di un marketer disilluso
https://www.forbes.it/sites/it/2018/09/13/confessioni-sui-social-di-un-marketer-disilluso/#4e5910cf3185
che, come di
consueto per i più pigri, semplifico in un maleducato e
personale riassunto.
Il buon Gianluca
Diegoli ripercorre l’esperienza di molte imprese partendo da quando
il web è diventato 2.0:
La community … doveva essere il perno delle attività. Le aziende poi dovevano “diventare publisher”, perché content is king. Ma ancora prima, dovevano aprire un blog.
Cosa che anche i
consulenti automobilistici “più
avanti” hanno fatto.
La pubblicazione di notizie e news, da attività quasi giornaliera è
diventata “appena ho due minuti” per finire a non essere più
fatta.
Poi vennero i social, e la conseguente privatizzazione della conversazione: le aziende spostarono l’attenzione dai morenti blog aziendali e dalle languenti community alle pagine Facebook, in cui era più facile entrare in contatto con il consumatore connesso. Fu bellissimo illudersi di avere dei fan …
Ancora oggi, molti
consulenti non hanno neppure una pagina, utilizzano ancora un profilo
personale.
Quelli che hanno la
pagina dell’agenzia purtroppo possono contare numerosi colleghi-fan
ma pochissimi clienti-fan 🙁
Le conversazioni delle community proprietarie si sono presto inaridite, e solo una su mille è risultata (Kpi alla mano) davvero utile al business … In tutti gli altri casi sono stati i venditori di setacci – e non i cercatori d’oro – a guadagnare: agenzie social e fornitori di piattaforme milionarie, su tutti.
E qui stendo un velo
pietoso sull’attività Facebook di Sermetra. Certamente non sono
state le agenzie socie a guadagnarci, ma purtroppo neppure la nostra
società 🙁
Il contenuto sarà anche re, si diceva, ma il re è nudo: il branded content … è affogato in un mare di contenuti in cui nemmeno i publisher professionisti sembrano davvero aver capito come galleggiare. L’offerta di contenuti (mediocri) ha da tempo superato la domanda.
Il dramma della presenza aziendale su Facebook, a sua volta, coincide con il crollo del reach organico (dovuto a maggiori contenuti e alla concorrenza dei contenuti personali). La verità è che ci sono pochissimi brand che le persone desiderano davvero nel loro feed, nello spazio riservato agli “amici”.
E qui probabilmente
una domanda dobbiamo farcela… è ancora pensabile produrre
contenuti in-house senza avere personale specificatamente formato per
questo? Io credo di no.
D’altra parte, le
aziende non sembrano in buona sostanza aver poi sofferto troppo della
mancanza di “conversazione”: hanno continuato a vendere
semplicemente prodotti facendo pubblicità (magari diversa, più
“umana”). Le persone hanno continuato a scegliere — in
modo molto più informato — il prodotto con un rapporto
qualità/prezzo sufficiente. Cosa dobbiamo farci, ora, con tutti
quei canali social?
In questi
ragionamenti, un po’ estremi ma certamente condivisibili, possiamo
aggiungere anche la moda delle app.
Il Play Store
contiene milioni di app anche se, mediamente, in Italia se ne
utilizzano 9 (e usiamo tutti le stesse).
Ciononostante le imprese continuano giornalmente a pagare sviluppatori in grado di realizzare un app, uguale a centinaia di altre, ma con il proprio brand. E qui purtroppo stendiamo un altro velo pietoso sull’app MySermetra.
Ma torniamo alla
domanda nel titolo del post, quindi se abbandoniamo anche i social
cosa ci rimane?
Io credo che ci sono
alcuni cavalli da battaglia da seguire, non nuovi, ma proprio per
questo che ci danno maggiori garanzie:
1) I contenuti utili
Con quelli di intrattenimento non saremo più in grado di emergere, ma ci sono domande alle quali solo noi sappiamo rispondere. Vedi: https://www.easysta.it/i-video-istruttivi-fanno-bene-alla-brand-identity/
2) La ricerca di Google (e degli altri)
La ricerca organica e a pagamento risponde alla nostra prima e più importante esigenza: Portare nuovi clienti in agenzia proprio nel momento in cui hanno bisogno di noi. Vedi: https://www.easysta.it/s-adwords/
3) I dispositivi mobili
Insieme a tutto
l’intrattenimento (vedi DAZN) anche tutte le altre attività si
sposteranno progressivamente sull’unico dispositivo personale che
può mostrarci un tasto per comprare, confermare, firmare ecc.
4) Le chat per conversare con i clienti-fan
Ma solo quelle che i clienti già hanno sul proprio smartphone, e in Italia non c’è scelta. Vedi: https://www.easysta.it/whatsapp-business-per-lagenzia-di-pratiche-auto/
Grazie
dell’attenzione.
Roberto Pedrocchi